Sul colle a nord di Perugia, chiamato Monteripido, appena fuori la porta medievale di Sant’Angelo, vi prese dimora il beato Egidio, terzo compagno di Francesco d’Assisi, nel 1229. Dopo qualche anno dalla sua morte, il luogo, su cui era edificata una domus, un oratorium e altri edifici, fu donato dalla nobile famiglia Coppoli ai frati con la clausola di viverci per conservare e diffondere la memoria di Egidio.
Quando nel 1374 Paolo Vignozzi della famiglia Trinci di Foligno, detto Paoluccio (1309-1391), grande propulsore del movimento dell’Osservanza, a Perugia vinse la disputa contro i Fraticelli ereticali, gli venne concesso l’eremo del Monte.
Ben presto questo luogo fu abitato da frati che brillarono per santità e dottrina. Giacomo della Marca con la forza convincente della parola e dell’esempio indusse uno stuolo di giovani ad entrare nell’Ordine minoritico, con una solenne cerimonia nella piazza perugina. Giovanni da Capestrano, dopo essere diventato uno stimato giurista e capitano del popolo, decise di farsi francescano a Monteripido per compiere l’anno di noviziato.
In questo stesso luogo Bernardino da Siena nel 1440 avviò l’istituzione dello Studio generale dell’Ordine. Mentre con la sua predicazione combatteva l’usura, diffuse anche i principi in favore della proprietà privata, l’etica del commercio, la determinazione del valore e del prezzo, e l’equo interesse sui prestiti. La dottrina prese vigore tra i frati di Monteripido conseguendo un risultato universale: la creazione delle banche moderne basate sul fondo di rotazione del danaro. Tra i frati dello Studium di Monteripido, infatti, c’era frate Barnaba Manassei di Terni, “asceta ed economista”, che al carisma della contemplazione univa un grande senso pratico e organizzativo in favore dei poveri. Proprio in questo eremo nel 1462, volendo liberare i poveri dall’oppressione dell’usura, venne maturato il progetto di fondare i Monti di Pietà.
Drammatici sconvolgimenti si verificarono nei secoli XVIII e XIX: il decreto del 1810, a firma di Napoleone, e poi quello del 1860 prescrissero la soppressione delle corporazioni religiose di qualsiasi ordine e congregazione. Il convento e la biblioteca venivano confiscati, i frati cacciati e dispersi, mentre l’edificio veniva destinato a scopi militari e affittato ad alcune famiglie. Nel 1874 i frati ricomprarono il complesso conventuale e il 20 maggio 1875, festa di san Bernardino da Siena, dopo i necessari restauri, con la riapertura del convento e il ritorno della nuova comunità francescana, nel luogo riprese a pulsare la vita.