Così le residenze universitarie coltivano i talenti dei giovani
di Giovanna Schiacchitano
dal quotidiano “Avvenire”, del 27 giugno 2018
Persone autentiche, con una marcia in più, dotate di quelle che oggi sono chiamate soft skills, quelle competenze “leggere” che però caratterizzano un individuo. Questi i ragazzi ospitati nelle struttura dell’Associazione collegi e residenze universitarie (Acru). Come spiega il presidente Angelo Giornelli: “Quello che accomuna tutte le realtà diffuse un po’ in tutto il territorio del Paese è un progetto educativo e spirituale che viene condiviso dagli studenti”.
Perché il collegio non è soltanto un luogo dove dormire e mangiare, ma dove ci si forma e ci si prepara alla vita. Con un arricchimento straordinario ispirato ai valori cristiani. Un programma particolarmente importante e delicato in un momento di grande emergenza educativa. Questo aspetto è sottolineato da Giornelli che ricorda: “L’Associazione è nata dieci anni fa su proposta della Conferenza episcopale italiana. Le prime residenze sono sorte proprio nel mondo cattolico, prima ancora delle Opere universitarie. E qui si sperimentano le competenze che accrescono le competenze relazionali e insegnano cosa significa donare se stessi. Si impara a crescere attraverso le attività culturali, caritative, il coro, la musica, il teatro e lo sport. Si diventa capaci di ascoltare, di portare avanti per lungo tempo e di accogliere”. Perché lo scopo è una formazione completa, umana e religiosa. E sembra che proprio i più impegnati siano quelli con una media più alta.
Per verificare la bontà dell’iniziativa e misurarne l’efficacia prenderà via in settembre un progetto di ricerca da parte dell’Osservatorio giovani dell’Istituto Toniolo che verificherà scientificamente, nell’arco di 4-5 anni, quali sono i talenti che vengono potenziati all’interno delle strutture e come sono spendibili nel mondo del lavoro e della società. Lo studio coinvolgerà un campione di studentesse e di studenti e catalogherà e descriverà le capacità acquisite. Con la prossima primavera saranno disponibili e primi risultati.
Chi lavora sul campo e ha il polso della situazione può già constatare come cambino i giovani ospitati, anno dopo anno. E chi è stato un “collegiale” si rivela nel tempo più sensibile e attento ai bisogni degli altri. “L’obiettivo è fare in modo che queste caratteristiche e doti siano riconoscibili sia per i ragazzi sia per le famiglie” chiarisce Giornelli. Ad oggi le strutture operative sono 88 e accolgono quasi 10mila studenti, con una prevalenza in Lombardia e in Veneto. Una rete fatta di persone che ci mettono cuore e passione e che merita di essere valorizzata, conosciuta e apprezzata perché portatrice di princìpi fondamentali e premianti.